sabato 14 luglio 2012

Niccolò Macchiavelli

Niccolò Machiavelli (3 maggio 1469 - 21 giugno 1527) è stato un filosofo ed uno scrittore italiano, ed è considerato uno dei principali fondatori della politica moderna. Era un uomo diplomatico, un musicista, e drammaturgo, ma soprattutto era un funzionario della repubblica fiorentina. Sopratutto in quest'ultima,egli amministrava le milizie popolari (elette a consiglio del popolo) e regolari della città. Dal 1500 al 1503 è stato il Mentore degli Assassini Italiani.

Biografia

Primi anni

Niccolò nacque a Firenze dall'avvocato Bernardo di Niccolò Machiavelli e da sua moglie Bartolomea Nelli.
Niccolò fu addestrato e inserito nell'Ordine degli Assassini fin dalla tenera età. Tra gli Assassini che lo addestrarono, c'è anche Paola.

Acquisizione della Mela dell'Eden

A 30 anni, Niccolò e un gruppo di altri Assassini si riunirono a Venezia per acquisire la Mela dell'Eden di Rodrigo Borgia, il Gran Maestro dell'Ordine dei Templari. Quando il gruppo arrivò da Rodrigo, lo trovarono intento a combattere con Ezio Auditore, il figlio del defunto Assassino Giovanni Auditore. Gli altri Assassini si precipitarono ad aiutare Ezio, mentre Niccolò li guardava da lontano.
Dopo che il gruppo uccise le guardie e mise in fuga Rodrigo, tutti si rivelarono essere Assassini ad Ezio, che ignorava ciò. Si recarono sopra una torre a Venezia, dove introdusero Ezio nell'Ordine ufficialmente prima che uno dopo l'altro eseguirono il Salto della Fede.

Battaglia di Forlì

Niccolò, Mario Auditore, Ezio e Leonardo da Vinci studiarono la Mela dell' Eden nella bottega di Leonardo. Attivata in modo accidentale, i tre conclusero che il potere della Mela era troppo potente e che Rodrigo avrebbe tentato di riprendersela a tutti i costi. Mario intuì che il modo migliore per proteggere la Mela sarebbe stato quello di portarla Forlì, che era governata dall'alleata Caterina Sforza.
Niccolò ed Ezio incontrarono Caterina fuori da Forlì. Caterina spiegò ai due che aveva fatto uccidere il marito Girolamo Riario. Mentre si stavano avvicinando a Forlì, incontrarono un gruppo di cittadini che fuggivano terrorizzati. Una di loro ha spiegato che la città era sotto attacco da parte dei fratelli Orsi, gli stessi uomini che Caterina assoldò per uccidere il marito. Niccolò concluse che i due sono stati assunti da Rodrigo per ottenere la mappa che Girolamo possedeva ed aveva completato dopo averla fatta rubare da Palazzo Pitti alcuni anni prima, che conteneva la posizione incompleta delle pagine del Codice. Poco dopo il gruppo arrivò a Forlì, ma gli Orsi avevano già assunto il controllo della città e chiusero le porte. Ezio riuscì ad entrare furtivamente in città nuotando sotto un cancello in acqua, ed aprì le porte della città.
Niccolò, Ezio e Caterina poi procedettero verso la Rocca di Ravaldino, uccidendo i soldati che incontravano sulla loro strada. Quando finalmente arrivarono alla cittadella, la liberarono dagli occupanti, ma scoprirono che i fratelli Orsi avevano preso in ostaggio due dei figli di Caterina. Ezio andò a salvare i due bambini e lasciò la Mela nelle mani di Caterina e Niccolò, rimasti nella cittadella. Quando Ezio tornò, i Templari attaccarono di nuovo e la Mela fu recuperata da Checco Orsi (gli altri furono uccisi da Ezio per salvare i figli di Caterina). Ezio rintracciò ed uccise Checco, ma l' Assassino rimase ferito. Mentre cercava di tornare a Forlì, perse conoscienza e vide la Mela in mano ad un monaco, che scoprì essere Girolamo Savonarola. Saputo del fallimento del recupero della Mela, Niccolò tornò a Firenze.

I Falò delle vanità

Nel 1497, Niccolò si incontrò con Ezio a Firenze e lo informò che Savonarola aveva preso il controllo della città utilizzando la Mela. Ezio pensò che se avesse ucciso tutti e nove i luogotenenti di Savonarola, la sua presa sarebbe indebolita. Niccolò informò La Volpe e Paola del piano di Ezio, e con ogni luogotenente ucciso, i tre incoraggiarono la gente ad insorgere contro Savonarola.
Quindi, la folla inferocita venne a manifestare davanti alla residenza di Savonarola, Palazzo Pitti. Girolamo cercò di calmare la folla con la Mela, ma Ezio gli ferì la mano con un pugnale da lancio, ed uno degli uomini di Rodrigo Borgia la prese, costringendo Ezio a recuperarla. Savonarola fu messo a giudizio del popolo che,con incitamento e accanimento, lo portò in Piazza della Signoria per giustiziarlo. Egli fu bruciato e subito dopo arso sul posto. Pensando che nessuno debba morire in quel modo, Ezio lo pugnalò con la Lama Celata. Dopodiché, Ezio tenne un discorso per ispirare la gente a seguire la propria strada in modo indipendente, e gli Assassini lasciarono la scena fiduciosi di aver guidato i cittadini verso un nuovo modo di pensare per evitare, in futuro, di avere padroni simili a Savonarola.

Guerra con i Borgia

Nel dicembre del 1499, Niccolò, Ezio Auditore, Mario Auditore, Bartolomeo d'Alviano, La Volpe, Antonio de' Magianis, Paola e Teodora Contanto, alcuni degli Assassini più importanti, si riunirono a Villa Auditore, a Monteriggioni per discutere sulla posizione della Cripta. Essi arrivarono alla conclusione che la Cripta era situata a Roma, e che Rodrigo Borgia divenne Papa solo perché il Bastone Papale era il secondo Frutto menzionato nel Codice. Tutti loro partirono per Roma per distrarre le guardie dei Borgia mentre Ezio si infiltrava nel Vaticano.
Niccolò tornò a Monteriggioni per ascoltare ciò che Ezio aveva scoperto all'interno della Cripta. Saputo che Ezio aveva risparmiato Rodrigo, egli partì arrabbiato per Roma, col fine di uccidere i Borgia una volta per tutte. La mattina seguente, Monteriggioni fu attaccata da Cesare Borgia, figlio di Rodrigo. La scomparsa di Niccolò appena prima l'assedio suscitò dei sospetti alla Volpe, che pensò che Machiavelli stesse lavorando per i Borgia. Durante l'attacco, Mario Auditore fu ucciso e, in seguito, Niccolò prese il comando dell'Ordine, stabilendo una nuova sede sull'Isola Tiberina, a Roma.
Dopo l'attacco, Ezio partì per Roma, ma svenne in seguito alle ferite riportate nell'assedio. Niccolò lo raccolse e lo portò da una donna, che abitava nella campagna di Roma e che si prese cura delle ferite di Ezio. Lasciò anche un messaggio per Ezio, in cui gli chiede di incontrarsi con lui davanti al Mausoleo di Augusto. Dopo aver incontrato Ezio, Niccolò, dopo essersi finto sorpreso per aver visto Ezio in vita, lo informò dello stato corrotto di Roma e gli diede dei soldi per comprare un'armatura e uno Stiletto. Gli parlò anche dei Seguaci di Romolo, che ipotizzava lavorassero per i Borgia, e poi gli mostrò la rete fognaria della città, utilizzate dagli Assassini per spostarsi velocemente e senza intoppi. Arrivati alla sede degli Assassini in città, uno dei loro pochi alleati, Fabio Orsini, che possedeva il nascondiglio, li stava aspettando.
Nel 1503, la Volpe credeva di aver raccolto prove sufficienti per sostenere che Niccolò stava lavorando per i Borgia, quindi disse a Ezio che doveva "fare quello che doveva fare". Ezio, seppur incredulo, ammise che aveva ragione, e lasciò fare La Volpe. Ezio però, in seguito, scoprì che il vero traditore era un membro della Gilda dei Ladri di Monteriggioni, quindi, arrivato velocemente all'Isola Tiberina, fermò La Volpe, che fece finta che nulla fosse accaduto, e tornò subito in riappacificazione con Niccolò.
Nel corso di questi tre anni, Niccolò iniziò a rendersi conto che Ezio era il vero capo, e che era lui ad aver combattuto veramente i Borgia, ed aver ricostruito l'Ordine. Così, dopo che la sorella di Ezio, Claudia, fu introdotta ufficialmente nell'Ordine, Niccolò abdicò al ruolo di Mentore in favore di Ezio. Quando Ezio gli chiese il perché di questo improvviso cambiamento, Niccolò ammise di aver sempre aiutato Ezio, sia quando lo aveva portato a Roma, sia quando ha inviato i Mercenari al Colosseo, sia quando ha causato l' esplosione a Castel Sant'Angelo, permettendo la fuga di Ezio. Ezio ringrazia Niccolò, e gli dice che è il suo consigliere più fidato. Niccolò progetta di scrivere un libro su di Ezio, e quest' ultimo gli dice scherzosamente di farlo breve in questo caso.

Capo della Milizia fiorentina

Poco dopo, tra il 1503 e il 1506, Machiavelli tornò a Firenze, dove divenne responsabile della milizia fiorentina. A differenza degli altri comandanti, come Bartolomeo, preferì assumere gli uomini che combattevano con il cuore per Firenze, scartando la maggior parte degli assetati di denaro. La sua milizia, grazie a questa selezione, riuscì a sconfiggere Pisa nel 1509. Tuttavia, nel mese di agosto 1512, furono sconfitti dai Medici, aiutati dalle truppe spagnole e da Giulio II. Firenze tornò in mano ai Medici. Machiavelli fu rimosso dalla carica nel 1512 e arrestato nel 1513, accusato di cospirazione contro Leone X, secondogenito di Lorenzo de'Medici. Fu torturato, e, per mancanza di prove, fu esiliato, e si ritirò nella sua tenuta a Sant'Andrea in Percussina.

Il resto della vita

Durante il suo soggiorno nella sua proprietà, scrisse Il Principe, un breve libro. Il Principe fu scritto durante e per un momento specifico della storia italiana (i Medici costituirono un forte stato nell'Italia centrale, esiliandolo). Ha anche scritto i Discorsi di Tito Livio. Questa tesi (che fu scritto in un periodo significativo della sua vita) riflette Machiavelli repubblicano più nozioni di governo, ed è una tesi molto più completa rtispetto al Principe. Insieme, i Discorsi e Il Principe ci mostrano che era un individuo con tendenze repubblicane, ma era disposto ad accettare un principato se ciò assicurava la sopravvivenza dello Stato.
Machiavelli morì il 21 giugno 1527, a 58 anni. Fu sepolto nella Basilica di Santa Croce a Firenze.

                         "Il fine giustifica i mezzi"
                                    - Niccolò Macchiavelli

Niccolò Macchiavelli appare in Assassin's Creed  II e Assassin's Creed Brotherhood come alleato di Ezio.

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