giovedì 2 agosto 2012

Giovanni, Federico e Petruccio Auditore da Firenze



Giovvani Audiore da Firenze (1436 - 1476) fu un nobile fiorentino, e un banchiere che lavorava per i Medici. Tuttavia, Giovanni era anche un membro ereditario degli Assassini. Cresciuto e addestrato assieme al fratello Mario, combatté contro i Templari per gran parte della sua vita.
Giovanni si sposò con Maria Mozzi, e divenne padre di quattro figli: Federico, Ezio, Claudia e Petruccio. Giovanni voleva introdurre i figli nell'ordine, ma riuscì ad addestrare solo il figlio maggiore, Federico.

Biografia

Gioventù

Giovanni Auditore nacque nel borgo di Monteriggioni, due anni dopo il fratello Mario. Fin dalla giovane età, venne addestrato per diventare un Assassino, e, a differenza del fratello, venne educato anche per diventare un banchiere.
Col tempo, lasciò Monteriggioni e andò a vivere a Firenze. Nel 1452, conobbe Maria Mozzi, con cui si sposò e da cui ebbe il figlio Federico nel 1458, seguito da Ezio nel 1459, da Claudia nel 1461 e da Petruccio, nato nel 1463.

Omicidio del duca di Milano

Giovanni catturò una guardia dei Borgia, che ammise un complotto contro il duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, che mirava ad ucciderlo. Giovanni si recò a Milano, ma arrivò troppo tardi e assisstette alla morte del duca. In seguito cercò di catturare un congiurato per interrogarlo, ma non vi riuscì. Riuscì però a recuperare una moneta con l'effigia del Leone di San Marco. Tornato a Firenze, capì che la sua prossima destinazione era Venezia.

Venezia

Recatosi a Venezia, Giovanni si infiltrò nel Palazzo Ducale, dove riuscì a spiare una conversazione tra Marco e Silvio Barbarigo. I due inviarono un messaggero a Roma, ma quest'ultimo venne fermato e ucciso da Giovanni in seguito a un combattimento. Rubata la lettera, Giovanni la consegnò a Uberto Alberti, gonfaloniere di giustizia, per decodificarla. Una volta decodificata, Uberto dice a Padre Maffei, che lo ha aiutato nella decodificazione, di tacere sui segreti contenuti nella lettera, e incaricò un altro frate di farne una copia, per fingere di aver fallito la decriptazione. Uberto spiegò che l'unico metodo per scoprire chi c'era dietro quella lettera era consegnarla, e Giovanni, che aveva sentito dove e quando consegnarla, si offrì volontario per eseguire la missione.

Roma

Una volta arrivato a Roma, Giovanni consegnò la lettera a un uomo. Poi, seguendo il percorso della lettera, che passò di mano in mano, riuscì a trovare Rodrigo Borgia, destinatario finale. Rodrigo si recò quindi al Vaticano, dove consegnò il messaggio a Papa Sisto IV, tentando di convincerlo a dare il suo sostegno militare per contribuire alla congiura contro Lorenzo de' Medici. Pur non condividendo in un primo momento, Sisto accetta di dare il suo supporto spirituale e militare.
Rodrigo lo lascia e riprende a camminare per le strade di Roma, seguito da Giovanni. Il Borgia infine, accortosi di essere pedinato da Giovanni, lo attira in una chiesa. Rodrigo, che lo stava aspettando, gli propone di unirsi al suo fianco, ma Giovanni rifiuta. A quel punto, Rodrigo ordinò ai suoi uomini, che erano rimasti nascosti, di uccidere Giovanni. Giovanni riuscì a ucciderli tutti, ma nel combattimento si ruppe la sua lama celata. Finito il combattimento, Rodrigo, che era rimasto indietro, lanciò un pugnale a Giovanni, per poi fuggire.

Ritorno a casa

Giovanni riuscì a sopravvivere, e tornò a Firenze, dove sua moglie Maria gli curò la ferita, che per poco poteva essergli fatale. Giovanni era preoccupato, poiché l'assassinio di Sforza è stato solo l'inizio di una cospirazione che aveva Firenze come suo bersaglio successivo. Improvvisamente, Federico entrò nella stanza, e avvertì i suoi genitori che Padre Maffei stava cercando Giovanni, e che era accompagnato da delle guardie. Giovanni a quel punto lasciò a Federico la responsabilità di proteggere la famiglia in sua assenza. Inviato Federico a intrattenere gli uomini, Giovanni lasciò l'abitazione tramite il passaggio segreto nascosto dietro al camino. Passeggiando per le strade di Firenze, vide il figlio Ezio assieme a una ragazza. Giovanni sorrise con simpatia alla vista, e riuscì a scomparire prima che il figlio potesse vederlo.
Tempo dopo, Giovanni affidò a Ezio il compito di recapitare una lettera a Lorenzo de' Medici. Tuttavia, Ezio non trovò Lorenzo, poiché si era recato alla residenza di Careggi. In seguito, affidò a Ezio altri due compiti distinti: la consegna di due lettere e il ritiro di un'altra da una colombaia.

Arresto ed esecuzione

Mentre Ezio era via, le guardie della città arrestarono Giovanni, Federico e Petruccio per un presunto tradimento, e vennero imprigionati a Palazzo della Signoria. Quella notte, Ezio andò a parlare con lui arrampicandosi alla grata della prigione. Lì, Giovanni gli chiese di recuperare il suo abito da Assassino, le sue armi, e il compito di consegnare una lettera contenente le prove di una cospirazione a Uberto, per il processo del giorno dopo. Tuttavia, al processo, Uberto tradì Giovanni, e venne giustiziato assieme ai figli.
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Federico Auditore da Firenze (1456 - 1476) era il primogenito di Giovanni Auditore e di Maria Auditore, e fratello maggiore di Ezio, Claudia e Petruccio. Acuto, divertente e spiritoso, amava prendere in giro suo fratello Ezio, ma non tollerava che qualcun altro gli facesse del male.


Biografia

Federico nacque a Firenze nel 1456. Visse sempre una vita agiata, e spendeva spesso il suo denaro in donne e vino. Federico lavorò in una delle banche dei Medici, ma alla fine fu licenziato per la sua pigrizia e per aver messo i soldi sul tetto della banca per scherzo. Tuttavia, essendo un Auditore, venne salvato da conseguenze più dure. Nel frattempo, entrato nell'Ordine degli Assassini, aveva iniziato ad addestrarsi con il padre Giovanni, insegnando poi delle tecniche anche al fratello Ezio.
Nel 1476, mentre passeggiava col fratello Ezio in città, lo incitò a farsi avanti con Cristina Vespucci, dandogli dei consigli su come sedurre le donne. Poche sere dopo, Antonio Maffei si presentò a Palazzo Auditore per tentare di catturare il padre Giovanni, che, non essendosi ancora ripreso dall'ultimo scontro, decise di fuggire, lasciando a Federico il compito di fargli guadagnare tempo, dicendogli di "proteggere la famiglia" a tutti i costi. Federico riuscì a fermare le guardie abbastanza a lungo per permettere al padre di andarsene, cacciandole poi di casa, intimando loro di "non dubitare della parola di un Auditore".
Pochi giorni dopo, mentre Ezio lottava contro gli uomini di Vieri de' Pazzi, Federico intervenne in aiuto del fratello. Dopo la vittoria dei due, Federico suggerì ad Ezio di saccheggiare il denaro dai nemici sconfitti per pagare un medico. Dopo aver fatto visitare Ezio dal medico, i due si sfidarono in una gara per arrivare sul tetto della Chiesa di Santa Trinita, anche se venne sconfitto.
Il giorno dopo, mentre si riposava nella corte a casa, Ezio correva in giro per fare le commissioni per il padre, e Federico si divertiva a schernirlo. Quella sera, però, mentre Ezio era ancora in giro, le guardie irrompettero nel Palazzo Auditore, riuscendo a catturare Giovanni, Federico e Petruccio. Federico fu trasportato in prigione a Palazzo della Signoria. La mattina dopo, Federico fu impiccato assieme al padre e il fratello, vittime di una congiura templare. Anni dopo, Rodrigo Borgia disse ad Ezio che non c'era bisogno di uccidere Federico e Petruccio, ma che lo aveva fatto lo stesso per divertimento.




Petruccio Auditore (1463 - 1476) è stato il fratello più giovane di Federico, Ezio e di Claudia Auditore. Figlio di Maria Mozzi e dell'Assassino Giovanni Auditore, anche Petruccio era destinato ad essere un Assassino, ma non ne ebbe mai la possibilità. Fu giustiziato nel 1476 come complice del "tradimento" di suo padre.


Biografia

Vita

Petruccio Auditore da Firenze, giovane nobile fiorentino del tardo XV secolo, era costantemente malato, e fu costretto a letto per la maggior parte della sua vita. Giovanni Auditore, in una lettera a Lorenzo de' Medici, scrive che era cagionevole di salute.

Morte

Nel 1476, Petruccio chiese a suo fratello Ezio di recuperargli alcune piume, per un motivo segreto. Ezio accettò, a patto che dopo fosse tornato a letto. Il giorno successivo, Petruccio fu arrestato insieme a suo padre ed il fratello Federico per un presunto e falso tradimento. In assenza dei Medici, amici della famiglia, fu giustiziato il giorno dopo. Quella stessa notte, il suo cadavere, prima di essere gettato nell'Arno, fu preso da Ezio, che lo cremò assieme al padre ed al fratello.

Ezio infine da una degna sepoltura ai corpi del padre e dei fratelli.

Giovanni, Federico e Petruccio appaiono in Assassassin's Creed II e nel secondo ricordo di Cristina in Assassin's Creed Brotherhood. Hanno rispettivamente i ruoli di padre e fratelli di Ezio. 






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